PASADENA, Calif. – Secondo un recente studio, condotto sulla base dei dati forniti dal telescopio spaziale Spitzer e pubblicato il 19 Agosto nell’Astrophysical Journal Letters, i sistemi binari compatti non sarebbero i luoghi più adatti allo sviluppo della vita. L’osservatorio a infrarossi ha rilevato, infatti, un’enorme quantità di polveri attorno a tre di tali sistemi che potrebbero essere i residui di tremende collisioni planetarie, eventi che, secondo Jeremy Drake, del Centro per l’Astrofisica Harvard-Smithsonian di Cambridge, potrebbero essere abbastanza frequenti in tali ambienti.
Il team di astronomi coinvolto nella ricerca afferma, infatti, che nel caso di stelle in uno stadio maturo, come quelle in questione, le polveri sono generalmente dissipate dai venti solari e che quindi la loro ingente presenza potrebbe essere giustificata soltanto da nuove formazioni.
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Il pianeta Venere era un tempo abitabile?
La sonda Venus Express dell’ESA sta aiutando i planetologi a scoprire se un tempo sul pianeta fossero presenti oceani. Se così fosse Venere potrebbe aver iniziato la sua esistenza come un pianeta abitabile simile alla Terra, nonostante oggi sia così diverso.
Mentre la Terra è, infatti, un mondo lussureggiante, mite e brulicante di vita, Venere è un luogo infernale con temperature superficiali superiori a quelle di un forno da cucina. Nonostante ciò i due pianeti sono quasi identici nelle dimensioni e ora, grazie a Venus Express, stanno emergendo anche altre similitudini.
E’ tuttavia evidente una profonda differenza per quel che riguarda il contenuto di acqua. Se si spargesse uniformemente sulla Terra l’acqua contenuta negli oceani, si formerebbe uno strato profondo 3 Km mentre su Venere, condensando il vapore acqueo presente nella sua atmosfera, non sarebbe più profondo di 3 cm.
Hubble scopre una stella che sta inghiottendo un pianeta
Secondo le osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble della Nasa, grazie al nuovo strumento Cosmic Origins Spectrograph (COS), il pianeta Wasp-12b potrebbe avere solo altri 10 milioni di anni di vita prima di essere completamente inghiottito dalla sua stella madre.
Attualmente è surriscaldato a quasi 1500 gradi Celsius e presenta una forma allungata simile a un pallone da football a causa di enormi forze di marea.
La sua atmosfera si è estesa fino a un raggio pari a quasi tre volte quello di Giove e sta versando materiale sulla stella.
Lo scambio di materia è comunemente osservato nei vicini sistemi stellari binari, ma è la prima volta che viene osservato in maniera così evidente tra una stella e un suo pianeta.
Ghiaccio all’interno degli asteroidi? Gli scienziati confermano!
Grazie a un telescopio della NASA, alcuni scienziati hanno individuato la presenza di acqua, sotto forma di ghiaccio e di composti organici, sull’asteroide Themis, uno dei più grandi corpi rocciosi della Fascia Principale.
La scoperta lascia spazio all’ipotesi che, in tempi remoti, alcuni di loro, insieme alle comete, potrebbero aver trasportato sulla terra tali molecole, indispensabili per lo sviluppo della vita. La ricerca, pubblicata su Nature, è il frutto di sei anni di osservazioni, condotte da Andrew Rivkin e Joshua Emery. L’analisi dei dati registrati rivela un’evidente firma spettrale di acqua e composti del carbonio ed è stata confermata anche dalle ricerche condotte, in maniera indipendente, dal team diretto da Umberto Campins dell’University of Central Florida.
Herschel rivela dettagli sconosciuti sulla nascita delle stelle
Herschel, l’osservatorio spaziale a raggi infrarossi dell’ESA, sta già rivelando dettagli, finora sconosciuti, sulla formazione delle stelle attraverso immagini provenienti sia da galassie lontane che dalla Via Lattea. Particolarmente interessante si è rivelata la nube di formazione stellare RCW 120, in cui è stata osservata una stella allo stadio embrionale, che sembra destinata a trasformarsi … Leggi tutto
L’ammasso globulare TERZAN 5 e il nucleo della Via Lattea
Il 26 Novembre 2009 è stato pubblicato il lavoro di un gruppo coordinato da astronomi italiani sulla natura dell’ammasso TERZAN 5, un globulare che si trova nei pressi del nucleo galattico.
Nel sito dell’istituto nazionale di astrofisica (INAF) potete trovare un resoconto completo della scoperta e degli autori.
Indirettamente la notizia è collegata al nostro osservatorio perchè già nel 1999 Gabriele Barletta aveva studiato questo ammasso basandosi su riprese del 1995 e del 1997 con il telescopio ESO/MPI di 2,2 metri f/35 a La Silla (in Cile).
Per ottenere riprese efficaci nonostante la presenza delle nubi di idrogeno che si trovano in abbondanza nel piano galattico e’ stata utilizzata la camera CCD infrarossa IRAC2.
Ricordo che verso il termine di un lungo periodo di calibrazione, fotometria e riduzione dei dati mi parlava dell’anomala “metallicità” di questo ammasso, difficilmente imputabile a un effetto strumentale. A distanza di quasi dieci anni la bontà delle sue analisi e’ stata confermata anche grazie alla piena operativita’ di uno strumento come il VLT.