La sonda Esa Mars Express ha fornito interessanti immagini riguardanti alcuni vulcani situati nell’emisfero Nord del pianeta rosso, grazie alle quali è possibile ammirare le strutture geologiche formatesi in epoche antiche (in cui il pianeta era ancora geologicamente attivo) e poi rimodellate dai successivi impatti meteoritici.
Le immagini, rilevate durante le tre orbite effettuate dalla sonda fra il 25 Novembre 2004 e il 22 giugno 2006, riprendono un complesso vulcanico molto articolato nella regione denominata Tharsis; in particolare i rilevamenti si concentrano sulle cime vulcaniche appartenenti alla famiglia “Tholus”, parola latina ad indicare la forma a “cupola conica”. (Fig. 1)
La sonda, durante uno dei suoi passaggi sulla superficie marziana, ha notato un particolare interessante riprendendo da vicino la cima del vulcano Ceraunius Tholus: tenui nubi di ghiaccio sfiorano la cima del vulcano. Il fenomeno, nella sua fugacità, è stato parzialmente catturato dalla sonda, che ha fornito però un’immagine “tagliata” nel bordo inferiore. (Fig. 2)
Il vulcano ha un’estensione di circa 130 km e un’altezza di 5500 metri rispetto alle pianure circostanti. Una montagna imponente, ma di dimensioni non eccezionali rispetto agli standard marziani: i vulcani su Marte infatti sono particolarmente sviluppati, raggiungendo anche altezze superiori alle cime terrestri, (basti pensare al Monte Olimpus, il vulcano più grande dell’intero sistema solare con un’altezza di circa 25 km). Sulla sommità del vulcano si ammira la caldera (la depressione formatasi sulla cima, in seguito all’eruzione) di 25 km di diametro, che domina la struttura. Accanto invece si ammira un altro vulcano di dimensioni più contenute, Uranius Tholus, con un diametro di poco più di 60 Km e un’altezza di 4500 metri. La sonda ha fornito anche un’analisi dettagliata della superficie, mostrando l’imponente altezza delle cime vulcaniche. (Fig. 3)
Le immagini mostrano inoltre la complessità di strutture geologiche formatesi nei pressi del vulcano: si notano i fianchi, solcati da canali e insenature profonde probabilmente causati dal materiale fuoriuscito dalla cima. (Fig. 4)
Il canale più grande, lungo quasi 3,5 km e profondo 300 metri, sfocia in un enorme cratere da impatto situato fra i due vulcani, chiamato Rahe. Generato da un’impatto “obliquo” con un meteorite, si estende per più di 30 Km creando un’affascinante accoppiata con il paesaggio circostante.
L’enorme caldera sulla sommità di Ceraunius Tholus probabilmente un tempo ospitava un lago, quando l’atmosfera marziana era più densa e ricca d’acqua. E’ anche possibile che l’acqua fosse stata prodotta dalla fusione di strati di ghiaccio situati negli strati inferiori della crosta marziana.
Un cratere più piccolo dal diametro di circa 13 km è invece visibile a fianco della cima più piccola, Uranius Tholus, il cui impatto, avvenuto in epoca successiva all’eruzione, ha provocato la dispersione di una notevole quantità di materiale lungo la parte inferiore dei fianchi del vulcano.
Traduzione a cura di Michele Cifalinò
Fonte: ESA