Associazione Cernuschese Astrofili APS

Osservatorio Astronomico Civico "Gabriele Barletta"

Le Costellazioni: Storia, Miti e Leggende

a cura di Fabio Melega

Dopo una breve introduzione nella quale viene spiegato cosa sono e perché si è arrivati alla loro definizione, si illustrano sinteticamente i miti e le leggende che ne hanno accompagnato la nascita e la diffusione tra le diverse civiltà, facendo particolare riferimento alla cultura greca. Verrà posto l’accento sulle quattro costellazioni più antiche illustrando, poi, come si è arrivati ad una vera e propria suddivisione della sfera celeste in settori fino ad arrivare alla definizione delle attuali 88 costellazioni.

Alla consapevolezza che le costellazioni non sono altro che raggruppamenti di stelle che solo per motivi prospettici si trovano vicine tra loro ma che in realtà sono enormemente distanti si è giunti in epoca relativamente recente. Da quando si è cominciato a studiare il cielo con strumenti adeguati e quindi da Galileo in poi (XVII secolo). Per millenni, però, le costellazioni hanno conservato una consistenza quasi solida, come solide e cristalline erano le sfere sulle quali giacevano il Sole, la Luna, i pianeti e le stelle fisse nei modelli di Universo validi fino al 1600 d.C.

Se ci mettiamo ad osservare il cielo vediamo un’immensa distesa di stelle che sembrano “attaccate” alla volta celeste. Pensare, allora, che le stelle siano tutte alla stessa distanza da noi è la cosa più naturale e più ovvia. Ed è proprio quello che credevano gli antichi. Essi vedevano una quantità enorme di puntini luminosi che ruotavano tutti insieme, in modo uniforme, mantenendo le distanze reciproche. Fino ad epoca recente nessuno era in grado di sapere cosa fossero effettivamente le stelle. Si potevano solo fare delle supposizioni. Ecco, allora, che in alcune culture venivano interpretate come delle fessure della volta celeste attraverso cui era possibile intravedere il fuoco della creazione, oppure come diamanti incastonati nel firmamento oppure ancora, come credevano gli eschimesi, come dei laghetti che risplendevano nella notte.

Anche se culture diverse hanno dato diverse spiegazioni sulla natura delle stelle, una caratteristica comune è quella di riunire le stelle più luminose in gruppi, in modo da formare delle figure. E’ probabile che il motivo principale per il quale si cominciò a raggruppare le stelle in quelle che noi oggi chiamiamo costellazioni è che in questo modo era possibile riconoscerle e quindi orientarsi nel cielo stellato. La necessità di orientarsi aveva uno scopo preciso. Non dimentichiamo che il Sole, la Luna ed i cinque pianeti noti fin dall’antichità (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nelle credenze e nella religione di tutte le culture (nell’antica Grecia, per esempio, i pianeti assumevano il particolare significato di Amore e Tenerezza (Venere); Energia e Aggressività (Marte); Mediazione e Comunicazione (Mercurio); Autorità e Ordine (Giove); Sfortuna e Immobilità (Saturno). Nasceva quindi il bisogno di conoscere la loro posizione in cielo in ogni momento dell’anno e questo era reso più facile se il cielo, soprattutto il tratto di cielo attraversato dai pianeti e dal Sole, fosse diviso in gruppi di stelle facilmente individuabili (ecco perché le costellazioni sono formate dalle stelle più luminose). Quindi le costellazioni erano uno strumento per orientarsi nel cielo, ma non solo : erano sicuramente utili ai marinai come guida nella navigazione o agli antichi sacerdoti nel gettare le basi per la realizzazione di un primo calendario. Per fare tutto ciò occorreva una mappa del cielo.

Se è vero che le costellazioni, intese come raggruppamenti di stelle, sono comuni in tutte le civiltà ciò non si può dire per il significato ad esse attribuito. Inoltre, dato che l’operazione di raggruppamento è puramente arbitraria, ogni cultura, ogni tribù, costruisce le proprie figure e gli attribuisce nomi e storie differenti a seconda delle proprie tradizioni. Quindi civiltà diverse hanno creato costellazioni diverse. E’ curioso però notare come alcune costellazioni siano comuni nelle culture di più popolazioni, in particolare : l’Orsa Maggiore, Orione, i Gemelli e lo Scorpione (sicuramente quattro delle costellazioni più facili da individuare).

ORSA MAGGIORE

Se non ci si limita a considerare le sette stelle che formano quello che a noi è noto come il Grande Carro ma si comprendono nella costellazione anche le altre stelle che ne fanno parte non è poi così difficile riconoscere un?orsa, ed è proprio così che viene raffigurata in diverse culture.

Secondo la mitologia Greca la ninfa Callisto dopo essere stata amata da Zeus diede alla luce Arcade. Per proteggerla dalla vendetta di Era, sua gelosissima moglie, Zeus le donò eterna gloria innalzandola in cielo sotto le sembianze dell’Orsa Maggiore.

Per gli Aztechi, alla costellazione dell’Orsa Maggiore corrisponde il dio Tezcaltlipioca, divinità che simboleggia il cielo notturno, protettore dei guerrieri ma anche degli schiavi, al quale un mostro celeste ha divorato un piede. Infatti, mentre alle nostre latitudini l’Orsa Maggiore non tramonta mai, vista dagli altipiani del Messico la costellazione, ruotando intorno alla stella polare, perde l’ultima stella che scompare dietro l’orizzonte.

Per i Cinesi le sette stelle più luminose rappresentavano i sette Reggitori astronomici – che presiedevano agli influssi astronomici – i sette Ingressi del cielo notturno e le sette Porte del cuore.

Nella tradizione Romana, infine, le sette stelle principali erano i “Septem Triones“, perché ruotando attorno alla stella polare ricordavano il movimento dei buoi (triones) durante l’aratura. Da qui deriva anche il termine “settentrione”, usato per indicare il nord. Rimanendo in tema di etimologia, possiamo ricordare che anche “artico”, sinonimo di settentrionale, deriva dal greco “arctos” che significa orsa.

Un’ultima curiosità riguarda il fatto che mentre quasi tutte le costellazioni sono formate da stelle che non hanno nulla in comune se non il fatto di essere prospetticamente vicine, 17 stelle dell’Orsa Maggiore, tra cui 5 delle principali, costituiscono un “ammasso aperto” fisicamente legato (gruppo di stelle nate da una stessa nebulosa) e si muovono tutte insieme alla velocità di 15 km al secondo.

ORIONE

Secondo la mitologia Greca Orione era un gigantesco cacciatore che incedeva in mezzo al mare con la spada fiammeggiante, così alto da toccare le stelle. Dopo la sua morte, ucciso da Artemide, trovò riposo in cielo insieme al suo cane Sirio. Esiste un’altra versione della sua leggenda secondo cui il gigante Orione venne ucciso dallo Scorpione, resuscitò ma venne definitivamente eliminato da Diana, dea della caccia, gelosa del rivale. Insieme all’Orsa Maggiore e ai Gemelli, Orione è la costellazione più antica che abbia guidato le rotte dei naviganti.

Una caratteristica di questa costellazione è quella di possedere 2 stelle di prima grandezza : Betelgeuse (a Orionis) e Rigel (b Orionis).

GEMELLI

Nella mitologia Greca i Gemelli sono Castore e Polluce, nome attribuito alle stelle più luminose della costellazione, nati da una relazione tra Leda e Zeus, unitosi a lei sotto forma di cigno. Leda concepì due uova dalle quali nacquero i due gemelli. I due eroi erano sempre uniti. Castore era un domatore di cavalli e Polluce un ottimo pugile. Tra le loro imprese ricordiamo il ratto delle Leucippidi, impresa durante la quale Castore morì. Polluce pregò Zeus di mandare la morte anche a lui ma Zeus gli concesse di rinunciare a metà della propria immortalità a favore del fratello e così da allora vivono un giorno nell’Olimpo ed un giorno nel regno dei morti. Ad essi fu attribuita la costellazione dei gemelli e divennero protettori dei naviganti.

SCORPIONE

Altra costellazione molto antica e ben conosciuta da egiziani, babilonesi e cinesi, poiché ben visibile alle loro latitudini.

Secondo la mitologia Greca, lo Scorpione uccise Orione col suo pungiglione velenoso. Nel cielo infatti, Orione tramonta quando sorge lo Scorpione. La sua stella più luminosa è Antares, che significa “rivale di Marte” (anti- Ares) a causa del suo colore rosso fuoco.

Queste sono quattro delle costellazioni che sono giunte fino a noi, costellazioni che potremmo definire “classiche”. La loro origine si perde nella notte dei tempi. Ciò che possiamo affermare con certezza è che 48 delle attuali costellazioni ci sono state tramandate da Tolomeo di Alessandria, astronomo greco del II sec. d.C., che le ha raccolte nell’Almagesto, opera nella quale riunì tutte le conoscenze astronomiche dell’epoca. Tolomeo, comunque, non si limitò ad una semplice raccolta di dati già conosciuti ma compilò un vero e proprio catalogo stellare composto da un migliaio di stelle e diede anche un nome ad alcune costellazioni.

La fonte a cui fece riferimento Tolomeo per compilare la sua raccolta è il Catalogo di Ipparco di Nicea, grande astronomo greco al quale si deve la scoperta del moto di precessione degli equinozi, realizzato tre secoli prima, dove vengono definite le posizioni di 1080 stelle e 49 costellazioni. Ipparco decise di redarre un catalogo stellare perchénel 134 a.C. assistette all’apparizione di una nuova stella nella costellazione dello Scorpione, pensò quindi che il cielo non fosse immutabile e che poteva essere utile fornirne ai posteri una descrizione. Ai tempi di Ipparco, comunque, le costellazioni erano già note dato che nel poema Fenomeni e Pronostici di Arato di Soli, risalente al 280 a.C., vi è già una precisa descrizione del cielo, anche se in forma poetica, realizzata come sostegno per naviganti e agricoltori. Anche questo poema, però, è basato su un opera antecedente, un globo astronomico, la Sfera di Eudosso, andato perduto, databile intorno al 370 a.C.

Andando ancora più indietro nel tempo si può risalire fino al IX sec. a.C. in cui le costellazioni dell’Orsa Maggiore, del Bootes e di Orione erano già note, come ci è testimoniato da una citazione di Omero.

Spostandoci dall’area Mediterranea a quella Mesopotamica, si scopre che le costellazioni dello zodiaco erano già conosciute da egizi, babilonesi e persiani. I nomi stessi delle costellazioni testimoniano il fatto che la loro origine si deve a civiltà basate sull’agricoltura e la pastorizia.

La testimonianza più antica riguardante le costellazioni è il Planisfero di Dendera risalente al 1800 a.C., ritrovato tra le rovine del tempio egizio di Iside.

E’ tra le pianure della Mesopotamia ed il deserto egiziano che si perdono le tracce delle costellazioni, anche se la loro origine è sicuramente più antica.

Nonostante non sia possibile risalire al momento esatto in cui l’uomo ha cominciato a disegnare in cielo le costellazioni, è probabile che ci si riferisca ad un periodo risalente a circa 10.000 – 20.000 anni fa, un’epoca in cui l’uomo stava vivendo il passaggio da un Universo Magico, in cui ogni oggetto dell’ambiente possedeva un proprio spirito (il fiume, la montagna, il mare, il vulcano, …) ad un Universo Mitico, nel quale gli spiriti delle cose diventano spiriti della Natura e si trasformano in esseri superiori (rif. : “Le maschere dell’Universo” – Edward Harrison). E qual è il luogo più indicato nel quale porre questi esseri soprannaturali se non il cielo, una realtà così lontana, irraggiungibile, immensa e misteriosa. Ecco, allora, che il cielo comincia a popolarsi di creature favolose, di eroi e di animali mitologici. Col passare del tempo le costellazioni smettono di essere solo pratici strumenti di orientamento e cominciano ad assumere un ruolo sempre più importante all’interno di una visione più generale del mondo. Le costellazioni stesse diventano delle entità mitiche in grado di influenzare il comportamento dell’uomo.

LE COSTELLAZIONI DELLO ZODIACO

Le costellazioni dello zodiaco, così chiamate perché molte di esse raffigurano degli animali (“zoion” in greco significa animale), sono divenute molto importanti nella cultura popolare e ad esse viene attribuita la capacità di influenzare la personalità di un nascituro. Questa convinzione ha origini molto antiche e, come già accennato, si collega alla credenza secondo cui i fenomeni celesti (comete, novae, eclissi, congiunzioni di pianeti, ecc…) possono influire in modo positivo o negativo sulla vita dell’uomo. Mentre questa idea poteva avere qualche fondamento in un epoca in cui l’uomo era effettivamente in balia dei capricci della natura e non possedeva i mezzi, intellettuali e tecnici, per indagarla e comprenderla, oggi forse ha esaurito il suo compito.

Nel tempo, comunque, si è consolidata la tradizione di attribuire un segno (ce ne sono dodici, come le costellazioni dello zodiaco) ad ogni persona che nasce in un determinato periodo dell’anno. Essere del segno del Leone significa che nel momento della propria nascita il sole si trova nella costellazione del Leone. Almeno così era 2000 anni fa. Oggi, a causa del moto di precessione degli equinozi, le costellazioni ed i segni zodiacali non coincidono più. Perciò chi nasce, per esempio, l’8 maggio è del segno del Toro ma in realtà, se si dovesse mantenere la regola originale, dovrebbe essere del segno dell’Ariete perché il sole si trova in questa costellazione.

Vediamo ora come si è passati dalle 48 costellazioni di cui parla Tolomeo nell’Almagesto alle 88 attuali.

Per tutto il Medioevo si è rimasti sostanzialmente fermi all’opera di Tolomeo poi, agli inizi del 1500, cominciano ad essere realizzati i primi planisferi. Una tappa fondamentale nella cartografia celeste è rappresentata dalla pubblicazione dell’Uranometria, realizzata dal tedesco Giovanni Bayer nel 1603. L’opera era costituita da 51 incisioni su rame raffiguranti 60 costellazioni per un totale di 1706 stelle. L’aumento del numero di costellazioni è dovuto al fatto che erano ormai cominciate le grandi imprese dei navigatori europei e divenne quindi accessibile anche il cielo australe.

Si arrivò così alla definizione di 40 nuove costellazioni da aggiungere alle 48 dell’emisfero boreale.

L’ufficializzazione delle 88 costellazioni avvenne nel 1930 da parte dell’Unione Astronomica Internazionale riunitasi a Leida (Olanda).

Rispetto a quelle classiche, le nuove costellazioni testimoniano una certa mancanza di fantasia e immaginazione per quanto riguarda l’attribuzione dei nomi. Vi troviamo : il Telescopio, Il Microscopio, l’Orologio, la Bussola, ecc…

Bibliografia

STORIA DELL’ASTRONOMIA – Jean-Pierre Verdet

IL CIELO – CAOS E ARMONIA DEL MONDO – Jean-Pierre Verdet

STELLA PER STELLA – Piero Bianucci

GUIDA DELLE STELLE E DEI PIANETI – Ian Ridpath, Wil Tirion

LE MASCHERE DELL’UNIVERSO – Edward Harrison

ENCICLOPEDIA TRECCANI